#filosofia giapponese
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Haiku - "Danza di primavera". Primavera giapponese: un omaggio alla bellezza della rinascita
La primavera in Giappone, un viaggio tra fiori e tradizioni
“Danza di primavera” Petali danzan,vento porta profumi,Fuji si desta. La primavera in Giappone, un viaggio tra fiori e tradizioni La primavera giapponese è uno spettacolo senza eguali. Con l’arrivo della stagione dei fiori di ciliegio, il Giappone si trasforma in una tavolozza di colori, unendo bellezza naturale e profonda spiritualità. L’immagine della pagoda circondata dai sakura e del Monte…
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elosdiary · 1 year ago
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Questa è la vita
"Avevo giurato a me stessa che in presenza di Momoko non avrei pianto. Ritenevo che piangere davanti a lei, che era la persona in assoluto più sofferente tra tutti noi, sarebbe stato egoista e imbarazzante. E quindi avevo deciso che non l'avrei mai fatto, ma quel pomeriggio fallii miseramente. Una volta perso il controllo, non riuscii più a fermarmi. Quella sfera incandescente, che per tutto quel tempo aveva girato vorticosamente nel mio petto in cerca di uno spiraglio, adesso l'aveva trovato.
'Scusami', dissi, cercando di smettere di piangere. Ma ormai i miei sentimenti si erano trasformati in lacrime e la ragione non riusciva più a trattenerle. 'Scusami, ti chiedo scusa.'
Continuavo a ripetermi le stesse parole con lo sguardo rivolto verso il basso, poi Momoko allungò una mano, me la passò tra i capelli, mi accarezzò la testa dolcemente e sussurrò al mio orecchio: 'Tranquilla. Non chiedermi scusa'. Quel sussurro gentile non fece che alimentare il mio pianto.
'Sì, ma...scusami.'
'Non devi scusarti, Takako-chan, hai capito?'
Annuii mentre continuavo a piangere. Momoko mi pizzicò con dolcezza una guancia. Le sue dita erano terribilmente fredde. Quando le presi la mano livida e ghiacciata, lei strinse la mia come in risposta a un riflesso involontario. Quanto era piccola la sua mano. Aveva sempre avuto mani piccole, simili a quelle di una ragazzina. Adesso però lo sembravano ancora di più. Le strinsi la mano e mi parve di sentirla rimpicciolirsi, come nevischio che si scioglie non appena lo si tocchi.
'Stai piangendo per me e te ne sono grata', mi disse.
'Quando sei triste puoi piangere, non devi trattenerti. Le lacrime sono per voi che avete ancora una vita da vivere. Una vita che non vi risparmierà altro dolore. E' ovunque, il dolore. E allora voi non dovrete scappare, quando sarete tristi dovrete piangere e poi andare avanti insieme al vostro dolore. Questa è la vita.'
Le strinsi di nuovo la mano e feci un cenno di assenso. La stanza odorava ancora di osmanto, ne sentivo il profumo dolce ogni volta che tiravo su col naso."
-Satoshi Yagisawa, Una serata tra amici a Jinbocho
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maurosempre · 1 year ago
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Kintsugi la filosofia giapponese come...
"Il Kintsugi non è solo una tecnica di restauro, ma ha un forte valore simbolico. Rappresenta la metafora delle fratture, delle crisi e dei cambiamenti che l’individuo può trovarsi ad affrontare durante la vita.
L’idea alla base è che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. La particolarità di questa pratica risiede nel fatto che il vaso non viene riparato nascondendo le crepe, ma anzi queste vengono sottolineate attraverso l’oro."
Le ferite del corpo e dell'anima sono curabili e sono guaribili se le viviamo con l'avere fiducia in questo oro, che è balsamo e consapevolezza della forza interiore che ognuno di noi ha.
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marquise-justine-de-sade · 4 months ago
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Tsudzuku … Tsu Dzu Ku …. HIRAGANA e significa appunto continua. La parola “Tsudzuku” (続く), che appare spesso alla fine degli episodi dei cartoni animati giapponesi, ha un significato semplice ma profondo: “continuare” o “proseguire”. Questa parola, composta dal kanji 続 (tsuzu), che rappresenta il concetto di continuità o collegamento, e く (ku), la forma grammaticale che ne completa la funzione verbale, incarna un’idea chiave nella filosofia giapponese: il fluire continuo della vita e delle esperienze.
Nei cartoni animati, “tsudzuku” segnala che la storia non è finita, ma proseguirà nel prossimo episodio, creando un senso di attesa e di legame con il futuro. La cultura giapponese attribuisce grande valore alla continuità, al fatto che ogni evento è connesso a ciò che lo precede e a ciò che lo segue. Questo principio si riflette non solo nelle narrazioni animate, ma anche nella vita quotidiana e nel pensiero filosofico giapponese. La pazienza, l’accettazione del cambiamento graduale e l’importanza del processo rispetto al risultato finale sono tutti concetti che ruotano attorno a questa nozione di continuità.
Anche a livello lessicale, “tsudzuku” si collega a molte altre parole giapponesi che enfatizzano il senso di durata e connessione. Per esempio, “tsuzukeru” (続ける) significa “continuare qualcosa attivamente”, mentre “tsuzuki” (続き) indica una “continuazione”, una parte successiva di una storia o di un discorso. Questo riflette il modo in cui la lingua giapponese è costruita per riconoscere e onorare il ciclo della vita, del lavoro e della narrazione.
“Tsudzuku” ci ricorda che ogni fine non è mai davvero una fine, ma solo una pausa nel cammino.
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ariannaminerva · 2 years ago
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Gli effetti terapeutici dei giardini giapponesi
I giardini giapponesi sono luoghi caratterizzati da una straordinaria bellezza, famosi in tutto il mondo per il potente effetto terapeutico che portano con sé. Ciò che salta subito all'occhio visitando tali luoghi è una cura certosina in ogni dettaglio, così come la rappresentazione della filosofia zen della natura come strumento per raggiungere la pace interiore e l'armonia.
I giardini giapponesi, dunque, hanno una straordinaria capacità di calmare l'animo e ridurre lo stress. La loro bellezza austera e, al tempo stesso, contenuta, agisce come una potente ancora che ci tiene saldi al momento presente, ci svuota la mente dal turbinio di pensieri frenetici permettendoci di raggiungere quella zona silenziosa di luce che alberga dentro di noi. Questi spazi di natura ci insegnano così a rallentare il passo, a percepire le piccole meraviglie che ci circondano ogni giorno e a ritrovare noi stessi.
Costituiscono degli spaccati di infinità, ritagliati nel tempo come preziose gemme a facce multiple. La loro bellezza è profonda, stratificata, come un sasso dalle mille sfaccettature. Le pietre sono lì, come testimoni antichi e immobili, a ricordare le infinite trasformazioni della Terra. Disposte con sapienza, quasi a comporre poemi visivi, restituiscono visioni eleganti e rarefatte. I ciottoli sono le labbra di questi giardini, che articolano il proprio canto silente ed evocativo ad ogni passo.
Alberi nani come bambù e rododendri si elevano come braccia esili tese a toccare il cielo, mentre l’erba dei prati scorre simile ad un’onda flessuosa o un respiro. I ponti gettano passerelle tra gli spazi, consentendo riflessioni in movimento. L’acqua che fluisce incessante è vita e rinascita, ricordandoci del trascorrere impietoso del tempo con il suo murmure. Le rocce si fanno sue compagne di viaggio, con le quali intrattengono un eterno e silenzioso dialogo. Per finire, gli alberi piegati a semicerchio vegliano sul percorso come figure guardiane, mentre il vento tra i rami sussurra misteriose confidenze. Si ha l'impressione che la natura si risvegli da un lungo sonno, per rivelarci le sue sembianze più pure e ancestrali. Non ci resta che visitare un giardino giapponese e smarrirci tra le linee essenziali di questi luoghi, lasciando che la nostra mente si espanda e il nostro spirito si libri. E voi, avete mai visitato un giardino zen?
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carmenvicinanza · 1 day ago
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Raichō Hiratsuka
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In principio, la donna era il sole. Una persona vera e autentica. Ora è la luna, una luna malata, succube, che riflette la luce.
Raichō Hiratsuka, scrittrice e giornalista, pioniera del femminismo giapponese e importante voce pacifista, è stata un’importante luce che ha illuminato i movimenti femminili nel primo ventennio del Ventesimo secolo.
Ha fondato Seitō, la prima rivista femminista del paese e si è impegnata per ottenere il diritto di voto per le donne.
Proponeva l’ideale della atarashii onna (nuova donna) che si opponeva alla  morale preesistente con la convinzione che le donne avessero il diritto di esprimersi in quanto esseri umani.
Nata a Tokyo il 10 febbraio 1886 con il nome di Haru Hiratsuka e figlia di un impiegato statale di alto rango, è stata una delle pochissime donne che ai tempi avevano accesso all’Università, dove, nonostante l’opposizione del padre, ha studiato letteratura.
Il Giappone in piena Rivoluzione Meiji, si era aperto a conoscenze e correnti derivanti da Europa e Stati Uniti che le consentirono di entrare a contatto con filosofia, l’arte e la storia europea.
Particolarmente importante nella sua formazione è stata l’influenza della scrittrice femminista svedese Ellen Key, di cui ha tradotto alcuni lavori.
Adottando il nome d’arte Raichō, che significa “uccello di tuono”, chiamava le donne a una rivoluzione spirituale.
Dopo la laurea era entrata nella Scuola inglese femminile Narumi dove, nel 1911, ha fondato la prima rivista letteraria di sole donne, Seitō, che significa calze blu, termine usato in modo dispregiativo per indicare le donne che si occupavano di lettere. Dopo i primi tempi in cui vi si leggeva di letteratura femminile, aveva cominciato a scrivere di uguaglianza di genere e emancipazione femminile.
Pubblicata a ogni primo del mese fino al 1916, si avvaleva di prestigiose collaborazioni ed era distribuita in tutto il paese, diffondendo l’idea di un cambiamento radicale che rifiutava la tradizionale società patriarcale.
A causa delle idee anarchiche che riguardavano temi scottanti come aborto, sessualità femminile e prostituzione, diversi articoli vennero censurati dallo stato che alla fine ne aveva decretato la chiusura.
Nel 1913 ha pubblicato il saggio Alle donne del mondo in cui mette in discussione l’idea di una femminilità idealizzata fatta di dolore, sacrificio e pazienza a favore degli uomini.
Negli anni successivi si è dedicata alla politica, in particolare a favore dei diritti delle donne e si è schierata contro le guerre.
Interessandosi alle condizioni delle lavoratrici nel tessile, nel 1920 ha fondato, insieme a Fusae Ichikawa, Shin Fujin Kyōkai l’Associazione delle donne nuove, che hanno sostenuto anche avviando diversi scioperi. È stato attraverso gli sforzi di questo gruppo che l’Articolo 5 del Regolamento della polizia per la sicurezza fu fatto abolire nel 1922. L’articolo, entrato in vigore nel 1900, aveva fino a quel momento vietato alle donne di far parte o seguire organizzazioni politiche.
La sua opera più importante è l’autobiografia In the Beginning Woman Was the Sun, che sostiene la repressione graduale dell’individualità femminile nella società. Il messaggio di fondo è quello di rifiutare la relegazione ai ruoli domestici e la condizione inferiore rispetto al genere maschile promuovendo la riscoperta della creatività e del potenziale femminile.
Nel 1941, dopo anni di relazione, ha sposato l’artista Hirosho Okumura, con cui aveva avuto due figli fuori dal matrimonio, dimostrando la propria determinazione e libertà anche nella vita privata.
Prima della seconda guerra mondiale si era ritirata in campagna.
Nel 1950 è stata negli Stati Uniti insieme alla scrittrice ed attivista Yaeko Nogami e a tre delegate del Movimento femminile del Giappone (Fujin Undō-ka) per presentarsi all’allora segretario di Stato statunitense Dean Acheson con la richiesta di creare un sistema per cui il Giappone potesse rimanere neutrale e pacifista.
Ha continuato a scrivere e tenere conferenze fino alla sua morte, avvenuta il 24 maggio 1971, all’età di 85 anni.
Nonostante la sua carriera come attivista politica sia durata molti decenni, viene soprattutto ricordata per la sua gestione del gruppo Seitō.
LaNuova organizzazione femminile del Giappone (Shin Nihon Fujin no Kai), che aveva fondato nel 1963, è tutt’oggi attiva.
Un suo diario inedito, scritto tra il 1948 e il 1950, è stato recentemente ritrovato e esposto nel museo della sua casa a Ueda.
Si parla di libertà di pensiero verso temi fondamentali come la pace. ponendo l’attenzione sull’importanza di includere le donne nelle decisioni riguardanti la guerra e di quanto fosse essenziale il loro volere.
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beautymaleform2 · 1 month ago
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Nudità e nudo
Nel suo libro sul nudo nella storia dell'arte ("The Nude: a Study in Ideal", pubblicato per la prima volta nel 1956) Lord Kenneth Clark nell'introduzione distingue tra la semplice nudità di un corpo e il nudo come rappresentazione artistica; l'autore afferma che esser del tutto privi di vestiti, cioè completamente spogli di una "copertura", implica inevitabilmente una situazione d'imbarazzo e vergogna, mentre un nudo in quanto opera d'arte non ha mai in sé tali connotazioni. Questa separazione della forma artistica dalle questioni socio-culturali riferite alla nudità, rimane ancora a tutt'oggi non esaminata dagli storici dell'arte classica.
Una delle caratteristiche distintive dell'epoca contemporanea nell'ambito dell'arte visiva è proprio l'offuscamento della linea di confine tra la nudità, la cui interpretazione sottostà al personale sentire d'ognuno, ed il nudo come creazione espressiva di un artista; questo s'è verificato probabilmente per la prima volta nel 1797 con la coppia di dipinti di Francisco Goya intitolati Maja vestida e Maja desnuda il quale nel 1815 finì addirittura con l'attirare l'attenzione dell'inquisizione spagnola. Gli elementi più scioccanti per l'epoca erano che veniva mostrata una donna normalissima (non una figura mitologica quindi) in un ambiente moderno completamente nuda, non avendo l'autore neppure la remora di evidenziarne il pelo pubico.
Alcune di queste stesse caratteristiche risulteranno scandalose quasi 70 anni dopo, quando Édouard Manet espose la sua Olympia, non a causa di questioni religiose bensì per la sua modernità tutta profana: piuttosto che essere un'odalisca fuori del tempo che avrebbe potuto venir visualizzata in modo sicuro e con distacco, l'immagine del pittore era invece quella di una prostituta della sua epoca, che poteva pertanto riferirsi con allusione implicita alle abitudini sessuali degli spettatori maschili.
Gli artisti contemporanei paiono non esser più interessati agli ideali e alle tradizioni del passato, preferendo invece affrontare - quando non aggredire - lo spettatore con tutta l'ansia, il disagio e la carta erotica che il corpo nudo (femminile o maschile che sia) riesce ad esprimere, forse eliminando del tutto il distinguo fatto da Clark tra nudità e nudo: la Performance art giunge al suo ultimo e più alto gradino presentando corpi reali nudi come opera d'arte.
Sessualità
Clark ha sottolineato che la tensione sessuale è parte dell'attrazione nei confronti del nudo come soggetto d'arte; le sculture erotiche del X secolo nei templi induisti sono grandissime opere d'arte, in quanto la sensualità che emanano è parte integrante della filosofia che vogliono rappresentare. In conclusione, la grande arte può avere anche contenuti sessuali forti senza per questo risultare necessariamente oscena.
Tuttavia le opere d'arte dai contenuti sessualmente espliciti prodotte in occidente prima del XX secolo, come L'origine del mondo (1866) di Gustave Courbet, non erano destinate all'esposizione pubblica. Il giudizio se un particolare lavoro è più artistico o più pornografico rimane del tutto soggettivo ed è cambiato anche in maniera significativa nel corso della storia e da una cultura all'altra; alcuni individui giudicano ogni manifestazione del corpo nudo come inaccettabile, mentre altri possono trovare grandi meriti artistici nei contenuti sessuali espliciti dell'arte erotica. Il giudizio artistico pubblico a tal proposito può o meno affrontare la questione.
Molte culture tollerano la nudità nell'arte di più rispetto alla nudità "dal vivo", con diversi gradi di accettabilità. Per esempio in un museo dove ci sono opere d'arte di nudi, la nudità di un visitatore viene considerata inaccettabile. In certi casi la nudità dal vivo può essere considerata accettabile, ad esempio nel caso in cui i modelli non si muovano. In altre culture, come quella giapponese, la nudità non ha cattive connotazioni.
Reazioni pubbliche
Mentre il nudo, e in particolare quello del corpo femminile, è sempre stato uno dei soggetti più presenti ed evidenti delle opere esposte nei musei, il nudo artistico nella società statunitense è un argomento ancora al giorno d'oggi controverso quando giunge all'attenzione del pubblico in generale, sia per quanto riguarda gli eventuali finanziamenti da elargire che le sedi da concedere per l'esposizione.
Il puritanesimo prevalente negli Stati Uniti continua ad influenzare la selezione delle opere d'arte da esporre in musei e gallerie; allo stesso tempo i critici possono rifiutare un lavoro di nudo che non sia o ionico o feticista, quindi all'avanguardia: gli artisti che si rifiutano di aggredire il corpo con uno stile deformato che rappresenti le perversioni fisiche e psicologiche sono di solito respinti in quanto irrimediabilmente in sintonia col mondo dell'arte contemporanea.
Le opere che celebrano il corpo umano sono suscettibili d'esser interpretate come troppo erotiche da una certa categoria di persone, e magari kitsch da un'altra. Secondo il critico Bram Dijkstra, molti nudi interessanti di artisti americani sono stati relegati nei magazzini dei musei, con mostre o pubblicazioni speciali molto rare negli ultimi decenni; i nudi relativamente "addomesticati" tendono ad esser prescelti per venire mostrati nei musei, mentre le opere di valore più scioccante (come quelle di Jeff Koons) sono esposti solo in gallerie d'avanguardia. Dijkstra conclude dicendo che il modo dell'arte oggi svaluta la semplice bellezza ed il piacere che emana, anche se questi valori sono sempre stati ben presenti nell'arte del passato ed in varie opere contemporanee.
2/n
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pure-land · 6 months ago
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Potresti trovare interessanti alcune opere che esplorano la filosofia e la pratica di questa tradizione buddista. Ecco alcune raccomandazioni:
"Jodo Shinshu: The True Essence of Pure Land Buddhism" di Taitetsu Unno - Questo libro offre una panoramica chiara e accessibile del Jodo Shinshu, spiegando i suoi principi fondamentali e la sua pratica.
"The Three Pure Land Sutras" - Questi sutra sono fondamentali per il Jodo Shinshu e possono fornire una comprensione profonda della dottrina. Ci sono diverse traduzioni e commentari disponibili.
"Shin Buddhism: A Practical Guide" di Daisetz Teitaro Suzuki - Anche se non esclusivamente su Jodo Shinshu, questo libro offre una buona introduzione al buddismo giapponese, inclusi i principi Jodo Shinshu.
"The Collected Works of Shinran" - Una raccolta delle opere di Shinran, il fondatore del Jodo Shinshu, che offre una visione diretta della sua filosofia e insegnamenti.
"Awakening to the Pure Land" di Koshin Ogui - Un libro che esplora la pratica Jodo Shinshu e come essa possa essere applicata nella vita quotidiana.
Questi testi possono aiutarti a approfondire la tua comprensione di Jodo Shinshu e della sua pratica.
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bongianimuseum · 8 months ago
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Presentazione:
Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione  e partecipazione condivisa”
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Ryosuke Cohen, “Attesa tra relazione  e partecipazione condivisa”
Presentazione  a cura di Sandro Bongiani 
Salerno, 10 giugno 2024
Una mostra a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60. Biennale di Venezia 2024, incentrata  sul tema  dello straniero ovunque Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley.
Quella di Ryosuke Cohen,  è un’altra proposta decisamente ai margini del sistema dell’arte ufficiale. Vengono presentate per l’occasione tutte le 69 opere Brain Cell Coronavirus eseguite dall’artista giapponese tra il 2020 e il 2022. Un progetto che nasce da una costola dei “Brain Cell” iniziato nel 1985, quasi   quarant’anni fa. L’idea fondante è stata nell’assenza dell’essere di una positiva e fattiva connessione umana  tra artista e opera atta a riflettere  sul tormentato momento Covid tra attesa e distanziamento forzato che il virus Coronavirus ha imposto per qualche interminabile anno al mondo intero cercando di far riflettere sul concetto di partecipazione e condivisione da parte degli artisti relegati duramente a vivere in una  quarantena forzata.
Nell’assenza di un contatto e di una relazione fisica con l’altro  l’invio postale ha fornito agli artisti l’opportunità di comunicare, ciascuno secondo il suo particolare pensiero e sofferenza il proprio punto di vista, con un’esperienza unica che si riconcilia al raccordo d’insieme che fa Cohen nell’elaborazione finale dell’opera. Quello che ha fatto Ryosuke Cohen per due anni è  assemblare pazientemente i pensieri degli artisti e riunirli  ogni 10/15 giorni sotto un unico tetto collettivo.
Partecipazione,  provvisorietà  e condivisione sono le cose che da tempo interessano Cohen, sono il segno distintivo che caratterizzano anche queste 69 opere. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’orchestrazione  e la grande capacità  di un artista come Cohen capace di correlare le urgenze e i diversi momenti del vivere ora  cristallizzate in un canto corale, sotto lo sguardo vigile e partecipe dell’artista giapponese”.
Nonostante le ristrettezze imposte, l’artista ci vuol far riflettere sul potere dell’arte come forza propulsiva e collettiva capace di generare un insieme poetico. Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA.  Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  Nelle  opere  presenti a questo evento vi è una sorta di naturale senso di leggerezza e di sospensione che per la cultura giapponese  è un elemento distintivo pregno di significati simbolici nascosti: la presenza, il vuoto (ku),  lo spazio (ma), l’incompletezza indefinita, sono concetti profondamente radicati  nella spiritualità orientale,  tra  buddismo e il pensiero zen e sono anche il "trait d'union" in cui  viene concepita espressamente questa inedita e particolare esposizione. 
La marginalità Attiva & Swarm Art come partecipazione condivisa
 La Mail Art è nata  più di 50 anni fa, nel 1962, da quando l'artista americano Ray Johnson, fondò la “New York Corrispondance School of Art” occasionalmente in contemporanea con il movimento “ Fluxus”  del lituano-americano George Maciunas (1961)  e la  Pop Art di Leo Castelli a New York (1962). Una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero e al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte.  Dopo Ray Johnson, anche  Guglielmo Achille Cavellini, nei primi anni 70 (1971),  aveva  inventato “l'autostoricizzazione”,realizzando  delle mostre a domicilio  e utilizzando i cataloghi che inviava  in visione agli artisti del Network.  Questi  due artisti, per primi,  avevano  solo accennato a questa  nuova e possibile strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un  potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso  e ossigenare il mercato dell’arte. E’ stato soprattutto  Cavellini (GAC), a  compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte. Negli anni 80, precisamente nel  giugno del 1985,  l’artista giapponese Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione, in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, assieme a migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi, in cui i singoli artisti collaborano inviando per posta a Cohen disegni, francobolli, timbri, adesivi o altro.  Egli utilizzando un vecchio  sistema serigrafico, chiamato ciclostile (ormai fuori produzione) fa 150 copie A3 (29,7x42). E’ un  progetto  ancora attivo che viene stampato ogni 7-10 giorni e rispedito ai rispettivi collaboratori,  allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi (55 in media per opera). Dal 1985 sono passati già  quasi 40 anni ed  è stato superato il 15 giugno del 2024 il “Brain Cell” n° 1215.  Da diverso tempo  l’artista Cohen  rifiuta l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale antiquato e passatista.
Nella pratica dell’arte postale non esiste un’unica ideologia o “ism” ben solida capace di sopravvivere  e prevalere  sulle altre. Secondo Ray Johnson,  “Mail Art is not a single art movement, but is quite a megatrend that insists that we change our consciousness”, quindi,   non è un unico movimento artistico ma piuttosto un grande movimento “trasversale”  a tutte le altre proposte ed esperienze artistiche che ci sollecita concretamente a prendere coscienza di noi stessi. Di conseguenza, si condividono  i frammenti  di idee con  altri artisti in una relazione libera da “copyright”,  utilizzando e trasformando persino le opere di altri autori in un incessante  “add and send by mail” collettivo.  Nella pratica  elitaria attuata dal sistema istituzionale ufficiale dell’arte si preferisce la concorrenza piuttosto che la cooperazione e la sperimentazione. Nella Mail Art questi concetti scompaiono per dare spazio alla creatività e alla ricerca  spontanea svolta in campo in modo paritario.
Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke non è il primo  e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più  interessante e attivo oggi nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione  capillare della pratica Mail artistica.  Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un  altro progetto chiamato “Fractal  Portrait Project”, iniziato in Italia  al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Cohen, “Brain Cell” è come  la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema  delle rete  con migliaia di neuroni accumulati  e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi,  “la rete si espande da A a B,  da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via,  è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.
Fractal (frattale),  letteralmente significa figure simili fra loro, il nuovo concetto  è  stato utlizzato per prima dal matematico francese  B. Mandelbrot all’Istituto Watson IBM. La caratteristica principale dei frattali è “l’auto similarità”, la ripetizione sino all'infinito di uno stesso motivo  caratterizzato dall’indeterminatezza temporanea e provvisoria del suo esistere,  come per esempio, gli alberi della foresta Amazzonica del Sud America che si compone di numerose specie che convivono insieme. Nel 2006 Ryosuke Cohen, scrive: “Nowadays I have come to realize that we are all part of a fractal, and that I can be a piece of that fractal, and that I can create art, in a way that extends beyond myself as an individual, in communication with infinite mail artists' ideas”,  (oggi mi sono reso conto che siamo tutti parte di un frattale e che posso essere  un pezzo di quel frattale estendendomi come individuo al di là di me stesso in una infinita comunicazione di idee con gli artisti postali).
Questa particolare concezione personalmente  preferisco chiamarla  “swarm intelligence”  traducibile come: “intelligenza dello sciame”,  è un termine  più vicino a tutti gli esseri viventi coniato per la prima volta nel 1988 in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi.  Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: “Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, sia ben chiaro, non inteso in senso speculativo e in funzione di un risultato economico, bensì, di una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto creativo  “non autoritario”, proprio come avviene  nella prassi collaborativa e democratica del movimento della  Mail art.
Una considerazione doverosa da fare sul lavoro di Cohen è quella di aver messo,  “fuori gioco”, ancora una volta,  il vecchio sistema ufficiale dell’arte,  relegando fuori dalla porta personaggi equivoci come i galleristi, i critici d’arte e persino i collezionisti di opere d’arte dal momento che  lo scambio delle opere prodotte avviene tra gli artisti del Network. Quindi, le opere realizzate non vengono trattenute e conservate dall’artista in vista di un  consueto profitto ma inviate ai rispettivi collaboratori. Con la spedizione postale  delle stampe i collaboratori, utilizzano i propri archivi, diventando altresì collezionisti delle opere ricevute Spesso, con i lavori “Brian Cell” realizzati  nei vari tour che ogni anno    l’artista fa in giro per il mondo  si organizzano delle mostre come per esempio la mostra realizzata nel 2018 a Pontassieve in occasione della “XXVII Rassegna internazionale “Incontri d’Arte”. Risulta ancora quanto mai complicato e difficile organizzare tradizionali mostre con i “Fractal Portrait Project” proprio per la reale difficoltà a reperire e raccogliere concretamente le diverse opere donate nel tempo agli amici artisti rappresentati, tuttavia qualcosa di concreto si è fatto già. Per quando riguarda i progetti “Fractal Portrait” svolti  da Cohen in quasi 24 anni nel campo della performance vogliamo evidenziare un lato ancora poco conosciuto, soprattutto alla conoscenza delle opere “Body” e della serie delle slhouette del corpo create a partire dal 2001 in poi fino a oggi, realizzate  dall’artista giapponese  in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a farsi fare un ritratto da Cohen o a  distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell,  con l’artista  impegnato  per l’occasione a  disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance estemporanea e collettiva”, prima di procedere alla  consueta realizzazione dell’opera. Una performance “provvisoria” in funzione della realizzazione dell’opera. Tutto ciò, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo  caro amico Shozo Shimamoto, divenendo  il naturale  attivo continuatore  dell’arte di ricerca oggi in Giappone.  Per questa mostra personale dell’artista giapponese  sono  presenti in mostra 69 opere della serie “Brain Cell Coronavirus” realizzate tra il 2020 e il 2022.
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pier-carlo-universe · 15 days ago
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Van Gogh, l’uomo: un viaggio nella vita di Vincent attraverso le sue lettere. Silvana Ramazzotto Moro esplora l'uomo dietro il genio in un'opera unica
Un ritratto umano di Vincent Van Gogh. Con il libro “Van Gogh, l’uomo”, edito da Guido Miano Editore nel dicembre 2024, Silvana Ramazzotto Moro offre un contributo prezioso alla comprensione dell’uomo dietro il celebre pittore.
Un ritratto umano di Vincent Van Gogh. Con il libro “Van Gogh, l’uomo”, edito da Guido Miano Editore nel dicembre 2024, Silvana Ramazzotto Moro offre un contributo prezioso alla comprensione dell’uomo dietro il celebre pittore. L’autrice, appassionata di filosofia, letteratura e arte, si immerge nelle lettere di Van Gogh per restituire al lettore una visione autentica e priva di…
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sounds-right · 8 months ago
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Francesco Cavestri torna a Bologna in concerto 
Francesco Cavestri, dopo diversi mesi, torna in concerto a Bologna per due importanti eventi: mercoledì 26 giugno suonerà per la 2^ edizione di  "UN'ESTATE AL CASTELLO" a Bentivoglio  tra musica e solidarietà  per l'Istituto Ramazzini e domenica 7 luglio in occasione "Bologna Estate" nelle splendide colline di Fienile Fluò per "Scena Natura" in un dialogo tra le arti e il verde.
Dopo il sold out registrato al Blue Note di Milano, il concerto al Teatro Comunale di Gonzaga (MN) con Fabrizio Bosso e il premio IJVAS per la divulgazione del jazz ricevuto in occasione dell'International Jazz Day all'Auditorium Parco della Musica di Roma insieme ai grandi del Jazz italiano, Francesco Cavestri ritorna nella sua città Bologna per la sua tappa del tuor "IKI-Bellezza ispiratrice" che sta presentando in concerto in tutta Italia.
Il 26 Giugno alle ore 20,30, Francesco Cavestri tornerà ad esibirà in trio per la 2^ edizione della Rassegna "Un'estate al Castello"  con un'esclusiva performance nella corte del Castello di Bentivoglio, luogo molto suggestivo a due passi da Bologna.
Per l'occasione presenterà i suoi ultimi lavori: "Early 17", uscito a marzo 2022 con la collaborazione di Fabrizio Bosso, e "IKI – Bellezza Ispiratrice", uscito a gennaio 2024, con la collaborazione di Paolo Fresu (ispirato alla filosofia giapponese, l'album mantiene come fulcro creativo il pianoforte, mescolandolo a patine di sonorità contemporanee, in un costante incontro di stili e generi a confronto, e vede la collaborazione di artisti del calibro di Paolo Fresu e Cleon Edwards, batterista americano già al fianco di Erykah Badu, Lauryn Hill e Cory Henry). 
Nel cortile del Castello di Bentivoglio Francesco Cavestri si presenterà con un trio d'eccezione under 30, formato da Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria, ovvero due tra i migliori strumentisti della nuova generazione italiana anche a livello internazionale.
La serata spazierà dalla presentazione di brani originali scritti da Francesco Cavestri, presenti all'interno degli album pubblicati, fino ad arrivare a reinterpretazioni di giganti come John Coltrane, Ryuichi Sakamoto, Robert Glasper e Radiohead.
Un concerto imperdibile, che con la stessa formazione ha fatto sold out al Blue Note di Milano che ha aperto il tour di Cavestri, ancora una volta, dando spazio ai grandi nuovi talenti del nostro paese.
"Francesco ha una capacità musicale veramente impressionante. Un ragazzo giovane con una grande maturità che riversa nella musica, creando concerti bellissimi e dimostrando un grande interplay con gli altri musicisti […] progetti come quello di Francesco, mediati e respirati da un giovane come lui e che legano il jazz a generi come l'hip hop o la musica elettronica, sono il miglior modo per raccontare che il jazz è una musica per tutti." Paolo Fresu
Guarda qui un estratto Showreel del concerto al Blue Note di Milano: https://www.youtube.com/shorts/kvoYBd8Rp_8
Il ricavato della serata del 26 giugno (costo del biglietto 15 euro) verrà interamente devoluto alla ricerca oncologica indipendente dell'Istituto Ramazzini, centro per la prevenzione del cancro e delle malattie ambientali. 
Info biglietti: https://www.istitutoramazzini.it/prenotazioni/concerto-jazz-francesco-cavestri-trio-iki-bellezza-ispiratrice-tour/ 
Il concerto fa parte della rassegna culturale e benefica organizzata dall'Istituto Ramazzini in collaborazione con ANIMA e con il patrocinio del Comune di Bentivoglio.
Il 7 luglio Francesco Cavestri si esibirà con un doppio set (alle 19:30 e alle 21:30) nelle splendide colline bolognesi di Fienile Fluò. Il concerto rientra all'interno di "Scena Natura", un festival multidisciplinare nel verde ideato da Crexida/Anima Fluò che ospita spettacoli teatrali, concerti, e performance di danza in scenari naturali, nel suggestivo contesto paesaggistico delle colline bolognesi di Paderno: un piccolo anfiteatro tra i calanchi, in cui Cavestri proporrà uno show estremamente suggestivo (in linea con il paesaggio) in pianoforte solo ed elettronica, attraversando diverse atmofere e mescolando jazz, elettronica, fusion e hip hop per giungere alla presentazioni di brani originali, contenuti nei suoi album "Early 17", "IKI – Bellezza Ispiratrice" e la colonna sonora originale registrata per un podcast Rai, e tributi a musicisti fondamentali nel suo percorso artistico come Ryuichi Sakamoto, John Coltrane e Massive Attack. 
Francesco Cavestri TRIO
Formazione:
Francesco Cavestri, pianoforte e tastiere
Riccardo Oliva, basso
Gianluca Pellerito, batteria
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elosdiary · 1 year ago
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Perfezionismo
"-Sì, d'accordo... però, ho l'impressione di fare tutto a metà.
-Non devi disprezzare le cose fatte a metà.
-Perchè?
-Perfezionismo lo chiamano, no? Chi non accetta di non raggiungere i propri obbiettivi, a un certo punto butta tutto a mare, per eliminare il problema alla radice. Piuttosto che vivere a metà, si dice, non è meglio non vivere più affatto? Così sì, però, che le cose restano a metà. Sto parlando, Ryosuke, mettendomi nei tuoi panni. Qualsiasi cosa stiamo facendo, tutti la lasciamo incompiuta, quando moriamo. E questo non è né un bene né un male. E' una sensazione con cui le persone troppo serie dovrebbero familiarizzare. E' un milione di volte meglio che interrompere la propria vita."
-Durian Sukegawa, Il sogno di Ryosuke
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djs-party-edm-italia · 8 months ago
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Francesco Cavestri torna a Bologna in concerto 
Francesco Cavestri, dopo diversi mesi, torna in concerto a Bologna per due importanti eventi: mercoledì 26 giugno suonerà per la 2^ edizione di  "UN'ESTATE AL CASTELLO" a Bentivoglio  tra musica e solidarietà  per l'Istituto Ramazzini e domenica 7 luglio in occasione "Bologna Estate" nelle splendide colline di Fienile Fluò per "Scena Natura" in un dialogo tra le arti e il verde.
Dopo il sold out registrato al Blue Note di Milano, il concerto al Teatro Comunale di Gonzaga (MN) con Fabrizio Bosso e il premio IJVAS per la divulgazione del jazz ricevuto in occasione dell'International Jazz Day all'Auditorium Parco della Musica di Roma insieme ai grandi del Jazz italiano, Francesco Cavestri ritorna nella sua città Bologna per la sua tappa del tuor "IKI-Bellezza ispiratrice" che sta presentando in concerto in tutta Italia.
Il 26 Giugno alle ore 20,30, Francesco Cavestri tornerà ad esibirà in trio per la 2^ edizione della Rassegna "Un'estate al Castello"  con un'esclusiva performance nella corte del Castello di Bentivoglio, luogo molto suggestivo a due passi da Bologna.
Per l'occasione presenterà i suoi ultimi lavori: "Early 17", uscito a marzo 2022 con la collaborazione di Fabrizio Bosso, e "IKI – Bellezza Ispiratrice", uscito a gennaio 2024, con la collaborazione di Paolo Fresu (ispirato alla filosofia giapponese, l'album mantiene come fulcro creativo il pianoforte, mescolandolo a patine di sonorità contemporanee, in un costante incontro di stili e generi a confronto, e vede la collaborazione di artisti del calibro di Paolo Fresu e Cleon Edwards, batterista americano già al fianco di Erykah Badu, Lauryn Hill e Cory Henry). 
Nel cortile del Castello di Bentivoglio Francesco Cavestri si presenterà con un trio d'eccezione under 30, formato da Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria, ovvero due tra i migliori strumentisti della nuova generazione italiana anche a livello internazionale.
La serata spazierà dalla presentazione di brani originali scritti da Francesco Cavestri, presenti all'interno degli album pubblicati, fino ad arrivare a reinterpretazioni di giganti come John Coltrane, Ryuichi Sakamoto, Robert Glasper e Radiohead.
Un concerto imperdibile, che con la stessa formazione ha fatto sold out al Blue Note di Milano che ha aperto il tour di Cavestri, ancora una volta, dando spazio ai grandi nuovi talenti del nostro paese.
"Francesco ha una capacità musicale veramente impressionante. Un ragazzo giovane con una grande maturità che riversa nella musica, creando concerti bellissimi e dimostrando un grande interplay con gli altri musicisti […] progetti come quello di Francesco, mediati e respirati da un giovane come lui e che legano il jazz a generi come l'hip hop o la musica elettronica, sono il miglior modo per raccontare che il jazz è una musica per tutti." Paolo Fresu
Guarda qui un estratto Showreel del concerto al Blue Note di Milano: https://www.youtube.com/shorts/kvoYBd8Rp_8
Il ricavato della serata del 26 giugno (costo del biglietto 15 euro) verrà interamente devoluto alla ricerca oncologica indipendente dell'Istituto Ramazzini, centro per la prevenzione del cancro e delle malattie ambientali. 
Info biglietti: https://www.istitutoramazzini.it/prenotazioni/concerto-jazz-francesco-cavestri-trio-iki-bellezza-ispiratrice-tour/ 
Il concerto fa parte della rassegna culturale e benefica organizzata dall'Istituto Ramazzini in collaborazione con ANIMA e con il patrocinio del Comune di Bentivoglio.
Il 7 luglio Francesco Cavestri si esibirà con un doppio set (alle 19:30 e alle 21:30) nelle splendide colline bolognesi di Fienile Fluò. Il concerto rientra all'interno di "Scena Natura", un festival multidisciplinare nel verde ideato da Crexida/Anima Fluò che ospita spettacoli teatrali, concerti, e performance di danza in scenari naturali, nel suggestivo contesto paesaggistico delle colline bolognesi di Paderno: un piccolo anfiteatro tra i calanchi, in cui Cavestri proporrà uno show estremamente suggestivo (in linea con il paesaggio) in pianoforte solo ed elettronica, attraversando diverse atmofere e mescolando jazz, elettronica, fusion e hip hop per giungere alla presentazioni di brani originali, contenuti nei suoi album "Early 17", "IKI – Bellezza Ispiratrice" e la colonna sonora originale registrata per un podcast Rai, e tributi a musicisti fondamentali nel suo percorso artistico come Ryuichi Sakamoto, John Coltrane e Massive Attack. 
Francesco Cavestri TRIO
Formazione:
Francesco Cavestri, pianoforte e tastiere
Riccardo Oliva, basso
Gianluca Pellerito, batteria
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conoscereilgiappone · 9 months ago
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L'Ikebana 生け花
L’Ikebana, l’antica arte giapponese della disposizione dei fiori, è un’espressione di creatività e spiritualità fondata sul rispetto e nell’osservazione della natura. Questa forma d’arte non solo arricchisce l’estetica degli ambienti, ma possiede anche l’importante funzione di calmare la mente, invitando naturalmente alla riflessione e alla meditazione. Origini e Filosofia L’Ikebana ha origini…
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mentaltale · 9 months ago
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materstefano · 10 months ago
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Questo coniglio è stato per quasi 30 anni nel giardino che adesso non ho più, ne ha assorbito muschi, licheni e ricordi e per questo ci sono particolarmente affezionato. Il mio ultimo cane è molto vivace e giocando lo ha distrutto ma essendo molto affezionato anche a lui ho provato a rendere la cosa positiva riparandolo utilizzando la tecnica giapponese del kintsugi, che usa l'oro per evidenziare le fratture delle cose danneggiate per renderle ancora più preziose. Bellissima filosofia.
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